mercoledì 22 ottobre 2008

Il Linguaggio Segreto


Tommaso d’Aquino:
" ...Voi parlate assai oscuramente e troppo. Ma io voglio indicare completamente la Materia, senza tanti discorsi oscuri. Io ve lo ordino, o Figli della Dottrina: congelate l'Argento vivo. Di più cose, fatene due, tre, e di tre una. Una con tre è quattro. 4, 3, 2, 1, da 4 a 3 vi è 1, da 3 a 4 vi è 1, dunque 1, 3 e 4. Da 3 a 1 vi è 2, da 2 a 3 vi è l’1, da 3 a 2 vi è 1. 1, 2 e 3 e 1, 2 di 2 e 1, 1. Da 1 a 2,1, dunque 1.
Vi ho detto tutto".

Artefio:
"Povero stolto, saresti davvero così ingenuo da illuderti che ti sveliamo, apertamente e chiaramente, il più grande e il più importante dei segreti? Davvero così ingenuo da prendere le nostre parole alla lettera?
In buona fede ti dico che chiunque pretenda di spiegare secondo il senso più comune e letterale ciò che gli altri filosofi hanno scritto, si troverà ben presto smarrito in un labirinto da cui non riuscirà mai più a liberarsi..."

Jabir:
"...tengo a dichiarare che, in questa mia Summa, non ho voluto insegnare la nostra scienza in modo continuato, ma l’ho disseminata qua e là nei diversi capitoli..."

Se qualcuno di voi si è mai preso la briga di leggere un testo di Alchimia, avrà notato che sovente è incomprensibile ed indecifrabile in quanto la pratica alchemica, era riferita ad un’Arte antichissima sulla trasformazione dei metalli in oro, in pratica delle "tinture"che colorassero questi;
una protochimica quindi, ma che consentiva anche di estrarre quello che essi definivano: "lo spirito dei metalli", il "servus fugitivus" in quanto "imprendibile";
la quintessenza, il Mercurio dei filosofi , l’Elisir e che, in altre parole,
altri non era che un processo psichico molto particolare, che venne compreso, descritto e definito da C.G. Jung con una parola sola: "Individuazione".

In Ricordi sogni riflessioni , Jung scrive di aver ricevuto nel 1928 "una lettera di Richard Wilhelm, contenente il manoscritto di un trattato di alchimia taoista intitolato " Il segreto del fiore d’oro."

Il testo del Segreto è piuttosto esplicito:
..."lo spirito primordiale sta al di là delle opposizioni polari"...
...il corpo deve essere come legna secca…
...il cuore come cenere spenta"…
...."uscendo dall’essere e rientrando nel non essere, si compie il mirabile Tao".

L’operatore lavorando costantemente sulla materia e con la materia non faceva altro che proiettare i suoi contenuti inconsci e facilitava questo particolare processo psichico.

Il risultato finale dell’operazione era il raggiungimento del centro, il Sé, con la conseguente modificazione della personalità;
Durante queste sue manipolazioni, distillando, cercando di spossare la materia per estrarne la quintessenza (il motto comune era "Solve et Coagula", sciogli e condensa), aspettando, pregando, studiando, concentrandosi pazientemente, l’Alchimista non faceva altro che far affiorare tutti quegli Archetipi che si trovavano latenti nel suo inconscio;

Ecco dunque perchè il linguaggio utilizzato diviene oscuro ed allegorico, non traducibile con le sole parole in quanto immaginifico ed onirico; destinato unicamente a chi decideva di intraprendere il medesimo cammino e NON a chi voleva "semplicisticamente" fabbricare l’oro;

Ecco dunque il loro famoso motto: " accipe nigrum, nigros ,nigro", ovvero "prendi quella cosa Oscura, più scura dell’Oscuro" (l’inconscio);

Ecco così perché tutte le varie ricette per il Lapis non sono mai uguali fra loro ;
poiché ogni singola Opera , ogni singola operazione, è una personale trasformazione e il raggiungimento del Sé che, in quanto tale, è unico... e irraggiungibile...

Il Se’ dunque appare come Cerchio, Themenos, Mandala, Christos, in quanto è il centro dell’individuo;
ma può essere raggiunto solamente con la congiunzione del pricipio maschile col femminile, del Conscio con l’Inconscio…

...quindi non senza la partecipazione attiva e consapevole dell’individuo.

Nel suo testo "Psicologia e Alchimia" Jung, per l'appunto, analizza questo processo di trasformazione in un suo paziente, tramite la sua esposizione onirica, dove, pur non conoscendo nulla della pratica alchemica, il simbolismo si manifesta nel modo più eclatante possibile, segno dell'evidente processo di "Individuazione" in corso.

2 commenti:

  1. "(il motto comune era "Solve et Coagula", sciogli e condensa), aspettando, pregando, studiando, concentrandosi pazientemente, l’Alchimista non faceva altro che far affiorare tutti quegli Archetipi che si trovavano latenti nel suo inconscio;"

    Molto bello Cosmo, ti ho messo fra i miei preferiti!!!

    Baci, Andromaca

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